Venezuela 2006: A sinistra de Chavez * I nostri amici all'estero ci chiedono continuamente di spiegare le nostre opinioni sull'attuale situazione in Venezuela. Questa risposta è basata su due recenti testi firmati dalla redazione di El Libertario, già pubblicati nella loro interezza su Internet (in spagnolo), e da cui abbiamo estratto i nostri principali punti di vista. Né vergognoso anarchismo né spudorato imperialismo: una risposta a P. Moras L'articolo «Anarquismo, antiimperialismo, Cuba y Venezuela» di Pablo Moras è un nuovo tentativo di nullificare la nostra prospettiva sulla realtà venezuelana con bugie ed ignoranza. Cominciamo semplicemente da quello che è ovvio leggendolo (può essere trovato su vari siti web): Moras ignora le questioni fondamentali del Venezuela. Persino quando si preoccupa di onorare quello che chiama il collettivo di El Libertario, mette in dubbio quei gruppi dalla penisola iberica che ci considerano un riferimento per capire cosa accade in queste terre. Moras sembra ignorare le proposte concrete che avanziamo nella pagine che sono voce del CRA [1], o in altro materiale stampato che abbiamo prodotto, o nei nostri siti web o in numerosi contributi che abbiamo spedito a molti media alternativi, dove avrebbe potuto trovare la vision che cercheremo di condensare in questa risposta. Questa mancanza di consapevolezza su quel accade qui è evidente nella debolezza e nei generici paragrafi in cui Moras parla specificamente del Venezuela, e sui quali insisteremo, data la sua intenzione di invalidare, con luoghi comuni, le approfondite analisi che pubblichiamo su El Libertario riguardo il regime di Chavez e la situazione nazionale a partire dall'assunzione della presidenza da parte di Chavez nel 1999. Una lista completa di questi lavori è disponibili nella sezione Index del nostro sito web www.nodo50.org/ellibertario In generale, è assurdo promuovere un'idea da Komintern [2] che il "progresso popolare" e/o l' "anti-imperialismo" siano qualunque cosa si auto-definisce come tale. Nel caso del Venezuela, i progressi popolari in educazione, salute e nutrizione possono essere visti come tali sono da una posizione di ignoranza totale della storia locale, dato che dalla metà del XX secolo i guadagni petroliferi hanno permesso di soddisfare alcuni bisogni in queste aree in cambio del sostegno alle elites al potere, esattamente come accade oggi (un'analisi dettagliata in «Un Cardenal sermonea sobre las misiones» [Un cardinale predica sulle missioni], El Libertario #45, novembre 2005). Riguardo all'anti-imperialismo di Chavez, abbiamo ampiamente dimostrato (vedi le sezioni Petroleo, Coyuntura Venezolana [Petrolio, Situazione Venezuelana] e Luchas y movimientos sociales en Venezuela [Lotte e movimenti sociali in Venezuela] nell'Index menzionato prima) come questo governo abbia supinamente ceduto alle richieste imperiali per il controllo di quel che conta più di tutto nella globalizzazione capitalista: le risorse energetiche, i prodotti naturali e il mercato per la produzione artigianale, persino per quelle merci che siamo in grado di produrre da soli o per quelle che producevamo fino a poco tempo fa. Il Comandante potrà gridare tutti gli insulti che vuole contro Bush, ma quell'anti-imperialismo sbruffone non significa nulla finché continua a dare alla Chevron, alla Conoco-Philips o alla Repsol il controllo delle nostre riserve di petrolio e gas naturale; finché continua a dare alla Telefonica le nostre comunicazioni, al Grupo Santander e alla BBV il nostro settore bancario, alla Cristallex le nostre miniere d'oro e alla Vale do Rio Doce o alla Peabody le nostre riserve di carbone. Moras parla del Venezuela ricorrendo a dichiarazioni indifendibili. Per esempio, parla dei lavoratori e dei contadini in lotta alludendo ai racconti immaginari che la propaganda di Chavez diffonde all'estero riguardo le occupazioni delle fabbriche e della terra, avvenute solo in pochi casi e sotto il controllo del governo, nazionalizzando imprese agricole o industriali in bancarotta o seriamente inguaiate, facendole operare in un regime di capitalismo di stato senza intenzione di metterle nelle mani dei lavoratori. Forse tali lavoratori e contadini in lotta sono quel che Moras immagina essere i sindacalisti burocrati dell'UNETE [3], i quali usano la loro propaganda di sinistra per legittimare le forme di oppressione che soffrono ora i lavoratori. Basti menzionare la condotta governativa nelle proprie imprese co-gestite, per non parlare del fatto che la struttura di comando nell'amministrazione governativa è nelle mani di soldati ed ex soldati. Per una descrizione completa della situazione, guardate gli scritti nella sezione Sindicalismo y entorno laboral [Sindacalismo e Ambiente di Lavoro] nel nostro Index, in particolare «Fabricas tomadas: mitos, realidades y una postura libertaria» [Fabbriche occupate: miti, realtà e una posizione libertaria] (#38), «Cogestion bolivariana-socialista» [La co-gestione bolivariana-socialista] (#43) e «Venepal no es de los trabajadores» [La Venepal non appartiene ai lavoratori] (#43). Riguardo il colpo di stato dell'aprile 2002, Moras ripete la linea per cui il golpe fu "frustrato dal popolo", un'ipotesi molto dubbia se si guardano i dettagli dei giochi di potere che ebbero luogo tra il 10 e il 13 aprile 2002. Abbiamo anche pubblicato un lavoro «Una encrucijada hacia ninguna parte» [Una svolta verso il nulla] www.nodo50.org/ellibertario/folleto-abril-02.doc, che descrive l'essenza di quanto scrivemmo allora su questo evento, che non può essere compreso nei termini semplicisti della propaganda di Chavez e dei suoi accoliti stranieri. D'altro canto, Moras presenta una versione idilliaca dell'auto-organizzazione dei settori popolari, che sarebbe il risultato del processo chavista. Qui ci riferiamo alla precisa immagine che abbiamo dipinto in El Libertario su come questo regime – con un sostanzioso aiuto dai social-democratici e dall'opposizione di destra – non sia stato altro che un ostacolo per il progresso dell'organizzazione sociale autonoma, imponendo agende politiche che hanno denaturato la mobilitazione sociale al punto da farla quasi scomparire. La trasformazione dei circoli bolivariani in gruppi meramente elettorali (ora chiamati Unità di Lotta Elettorale) ne è un chiaro esempio. I casi più recenti, tra i molti altri che abbiamo incluso nella sezione Coyuntura Venezolana [Situazione Venezuelana], in cui discutiamo questo argomento, sono: «Más alla del Referendum» [Oltre il Referendum] (#39), «Propuestas para la coyuntura inmediata» [Proposte per la situazione attuale] (#39), «El eclipse de los movimientos sociales» [L'eclisse dei movimenti sociali] (#40) e «El socialismo Chavista» [Il socialismo di Chavez] (#42), oltre agli editoriali di quasi tutti i nostri numeri del 2004 e del 2005. L'argomento chiave di Moras è che sia un tradimento "sostenere la lotta contro lo stato venezuelano" in quanto essa "si ritorcerebbe contro ampi settori che si stanno attualmente auto-organizzando". Come mettiamo in evidenza in questi numerosi testi, ed è facile verificarlo osservando la realtà locale, l'auto-organizzazione è un'enorme bugia, e la grottesca esperienza con il controllo a distanza dell'organizzazione di cooperative ne è una prova sufficiente, poiché quel che sta avvenendo sotto la forma della pseudo-rivoluzione bolivariana è questo: clienti che seguono devotamente il loro leader illuminato. Inoltre, l'unica opzione per gli anarchici è promuovere l'auto-gestione fuori dalle istituzioni, i cui slogan, finanze e dinamiche vengono dal capo e dai suoi collaboratori. Parole come "capitalismo in indebolimento" e "i timidi progressi nella cultura e nell'economia socialista" suonano piuttosto diplomatiche e servono ad ingraziarti gli eredi del Marxismo-Leninismo che oggi sostengono Chavez, ma ignorano quanto sia stato efficiente il governo nel promuovere il controllo transnazionale di settori chiavi dell'economia locale, ed altre peculiarità che sono l'assoluto opposto di ogni tipo di socialismo. E' forse il "capitalismo in indebolimento" a sostituire la borghesia comprador [4] della IV Rpubblica con la borghesia "bolivariana"? E' forse appropriato mostrare come "progressi popolari" il fatto che indicatori chiave del welfare come la salute, il diritto alla casa, la nutrizione, l'impiego, la sicurezza sociale etc funzionino tanto negativamente quanto 10 o 20 anni fa, sotto un governo che gode dei maggiori incassi petroliferi nella storia del Venezuela? (Le statistiche sono disponibili su www.derechos.org.ve). E' forse nella natura dell'anti-imperialismo seguire incondizionatamente il solo ed unico leader ed adorare la pedestre saggezza che emana dalle sue infinite apparizioni televisive? E' forse promuovere l'economia socialista la costruzione per decreto di cooperative che vendono la colazione o lavorano i giardini della compagnia petrolifera statale mentre vengono firmati gli ultimi enormi contratti con la Halliburton, ben nota nell'Iraq occupato dagli Yankee? E' forse un esempio di cultura socialista il fatto che i soldati, attivi o in pensione, abbiano preso il controllo dell'apparato statale, e che dalla stessa radice militare stia emergendo la maggioranza della nuova borghesia comprador? Qualcuno può forse pensare seriamente che l'elite corrotta di seguaci del leader oggi al governo in Venezuela sia l'illuminata avanguardia rivoluzionaria del cambiamento anti-capitalista? Troviamo inaccettabile che l'anti-imperialismo di Chavez, tutto parole e niente azioni, sia la scusa usata per spingere il movimento anarchico ad entrare nel coro di quella sinistra marxista di utili idioti e e simpatizzanti che oggi deifica l'esercito venezuelano. E' impossibile capire la situazione del paese rimanendo fissati sulla menzognera immagine che ci vendono: ogni uomo per sé, ma giocando un sospetto contrappeso, per cui si deve scegliere tra Chavez o la sua opposizione social-democratica e la destra. Il CRA ed El Libertario hanno intrapreso un sentiero difficile, ma un sentiero coerente con l'ideale anarchico, che costruisca una visione ed una strada d'azione in grado di rompere con le proposte ingannatrici di quelli che competono per il potere. Davanti a tali bande, non possiamo scegliere un chimerico "meno peggio" o un'impossibile "alleanza tattica", perché farlo vorrebbe dire abbandonare quanto vi è di specifico e non rinunciabile nell'ideale anarchico. Se Moras vuole farlo, è un suo problema... Noi continuiamo nella nostra lotta, perché abbiamo un nuovo mondo nei nostri cuori e quel mondo sta crescendo proprio adesso.