Lavoratori e sindacati oggi in Venezuela: una prospettiva libertaria [El Libertario, # 27, 2002]   Prima di discutere su come l'attuale congiuntura sociopolitica si ripoercuote sui lavoratori venezuelanie sulle loro organizzazioni, è imprescindibile abbozzare una descrizione di talune caratteristiche essenziali, generalmente sconosciute (o più frequentemente occultate) da parte di quasi tutti coloro che trattato quest'argomento, in particolare gli attivisti ed i dirigenti sindacali.   La costituzione e los viluppo dell'organizzazione operaia nel paese  stata fortemente legata ai partiti tradizionali (in particolare la socialdemocratica AD). È da circa mezzo secolo che  sparita qualsiasi traccia di indipendenza nel movimento sindacale, da allora guidato da gente che prima di tutto si caratterizza per la sua militanza partitica. In questo modo, il consolidamento ed i rafforzamento in apparenza ottenuto  dal movimento dei lavoratori nell'ultimo trentennio del secolo XX° aveva più a che vedere con l'abbandono di ogni pretesa di autonomia di fronte al potere partitico e statale che non con altri fattori, in maniera che  le burocrazie al comando degli apparati sindacali hanno conseguito influenza politica e forza economica in cambio della smobilitazione dei lavoratori, abituatisi ad una relazione clientelare con i burocrati, accettati sommessamente a fronte del loro ruolo di gestori che ottenevano questa o quella concessiona dai padroni e dallo Stato.   Il crollo dell'egemonia dei partiti durante gli anni '90 - risultato della loro corruzione, dellàimmobilismo e della reiterata inettitudine - ha comportato un'inevitabile crisi nel modello di sindacalismo che ne era associato, incarnato dalla Confederazione dei Lavoratgori del Venezuela (CTV) e dalla sua struttura di federazioni e sindacati affiliati, che imponente sulla carta ha rivelato la sua crescente fragilità nei fatti. Oltre a veder diluire quel supporto politico tanto importante, l'applicazione del ricettario neoliberale verso la fine degli anni '80, ha significato un'enorme sfida a cui le combriccole sindacali hanno risposto solo con negligenza e complicità, attraverso cui loro stesse si sono delegittimate nella loro funzione di intermediarie.   In un paese in cui lo Stato per molto tempo ha costituito il principale datore di lavoro, la CTV ha approfittato dei suoi legami con il potere per controllare i sindacati dei lavoratori del settore pubblico in cui era quasiu obbligatoria l'adesione, i quali sono stati la base statistica principale dell'autoproclamata rappresentatività cetevista. Ma anche questo tende ad evaporare nell'ondata privatizzatrice e di "razionalizzazione della spesa pubblica" (vale a dire, licenziamenti di massa nelle dipendenze ufficiali), di fronte a cui è stata patetica l'incapacità della b urocrazia dindacale ad opporsi effeicacememnte. In quanto al settore privato, è ormai da tempo che la maggioranza dei capitalisti disprezza o ignora perfino la condizionepseudorappresentativa dei sindacati della CTV, solo tollerati se esistenti in precedenza e se si sottomettevano del tutto ai disegni padronali. Naturalmente, neppure per sogno questi burocrati in decadenza hanno impostato l'organizzazione dei lavoratori disoccupati, fondamento della cosiddetta economia informale, dei lavoratori temporanei e delle altre vittime della "flessibilità lavorativa" e della globalizzazione.   Come prova di quello che diciamo stanno l'occultamento e perfino la falsificazione dei dati statistici riferiti alle adesioni ai sindacali in Venezuela. 20 o più anni fa stime accettate da tutti gli interessati indicavano dal 30 al 40% di adesione fra i salariati di cui più dei 3/4  (oltre un milione di persone) erano rappresentati dalla CTV.. L'anno 2001, in base alle elezioni sindacali, alcune fonti hanno sostenuto che su circa tre milioni di lavoratori nel settore ufficiale dell'economia, i sindacati cetevisti rappresentavano lo stesso numero di lavoratori di 20 anni prima; ma questa valutazione non ha ricevuto nessuna conferma statistica a suo sostegno. Se era poco, tanto la registrazione degli elettrori potenziali, quanto quella dei votanti effettivi, che portarono Carlos Ortega - burocrate sindacale di AD - a proclamarsi vincitore in queste elezioni, sono restate un segreto, che né i vincitori né i loro avversari alle urne hanno voluto rivelare pubblicamente, mentre per quel che siamo riusciti ad investigare, in queste elezioni ci sono stati appena 180.000 suffragi. Certo è che alla banda di gangster sindacali capitanati da Ortega interessa nascondere fino a che punto si sia svalutata la rappresentatività del malconcio apparato sindacale, ed hanno incontrato in questo un valido alleato nel governo chavista e nei suoi poco illustri seguaci sindacalisti, che a tutto polmone denunciano i maneggi posti in essere dai sindacalisti di AD nelle elezioni sindacali, ma stanno zitti riguardo a quello che neppure loro oggi sono capaci (nemmeno con l'ossigeno che gli dà lo Stato) di realizzare un appoggio quantitativo che confermi l'attuale struttura della CTV come riferimento organizzativo di peso per i lavoratori venezuelani.   Domande e Risposte   Tenendo conto di quanto sopra, passiamo ad analizzare la situazione attuale, riguardo alla quale la nostra guida su quel che può interessare chi non abbia familiarità con l'odierno sindacalismo venezuelano sarà un questionario preparato da Roger, della FAU-AIT, anarcosindacalista della Germania.   Lo sciopero generale (cominciato il 9 aprile) costituiva una vera mobilitazione operaia oppure una manovra padronal/sindacale "gialla" con intenzioni politiche? Questo scioper, o "serrata indefinita", come pudicamente l'hanno denominata i suoi promotori, aveva molto poco di un'effettiva mobilitazione operaia, perché come già abbiamo detto, la CTV è carente di forza reale per arrischiarsi in un conflitto di tale entità. Se lo ha fatto è stato contando: sull'enorme copertura fornita dal lock-out padronale con gli auspici della maggiore organizzazione del padronato - la FEDERCAMARAS, che già stava dando impulso ad ogni sforzo per un eisto golpista della situazione; sul, quasi totale appoggio dei grandi mezzi di comunicazione, in piena isteria antichavista; su un'ampia porzione dei ceti medi infiammati tanto dalla stupidità governativa quanto dal furore dell'opposizione; sui tecnocrati del settore petrolifero disposti a lottare pur di non perdere i loro straordinari privilegi; e - per quanto ora si abbandonino a proteste di innocenza al riguardo - sull'evidente conoscenza dell'imminente insurrezione militare contro Chavez.   Durante lo sciopero, che cosa chiedeva la gente? Reclamava un cambiamento politico, o si incentrava sul salario, sulle condizioni di lavoro, etc. ? Durante lo sciopero venivano utilizzati pochissimi slogan sindacali, e praticamente tutto si riduceva a chiedere l'uscita di Chavez. Se nel corso dell'enorme manifestazione degli oppositori tenutasi l'11 aprile vi è stata una presenza operaia con slogan propri, questa si è perduta in una mobilitazione che ora sappiamo al dettaglio essere stata organizzata - incluso il massacro finale - per dare un appropriato pretesto per l'abbattimento di Chavez.   Ci sono state mobilitazioni operaie prima dello sciopero attuale e, quando c'erano, che cosa reclamavano i lavoratori? Il deteriorarsi della situazione in poco meno di tre anni di governo "bolivariano" ha generato mobilitazione e scontento nel mondo del lavoro. Purtroppo, la debolezza delle organizzazioni sindacali ed il fatto che quasi tutte era sottoposte agli interessi politici dell'opposizione o del governo, sottratto molto al potenziale impatto di queste mobilitazioni come espressione di lotta sociale conseguente. Per esempio, una rivendicazione fondamentale ed urgente per i salariati, come la sicurezza sociale, è servita solo per un'abbondante oratoria demagogica dell'una o dell'altra quadriglia di burocratgi, mentre la classe operaia è rimasta brutalmente senza assistenza, e non si è vista nessuna lotta significativa in rfelazione questo tema che tanto gravemente è sentito da ogni lavoratgore.   Che pensa "la gente" (o più precisamente la classe operaia) del "bolivarianismo"? versando in tale stato di assenza di organizzazione autonoma, il sentire della classe operaia viene diluito nelle due impressioni dominanti fra i bisognosi rispetto alla pantomima chavista: il mantenimento delle speranze, basato sulla fiducia messianica nelle promesse del leader, la quale sta alla base dell'impressionante mobilitazione popolare che  stata tanto importante poer il ritorno del Comandante alla Presidenza; oppure  la non partecipazione a quest'illusione, ma nemmeno l'accettazione dei rifiuti politici offerti dall'antichavismo delle destre che ha dato impulso al golpe di Carmona e compagnia.   Sono aumentati i salari durante "l'era chavez"? Dove vanno i benefici della produzione petrolifera? L'applicazione delle ricette del FMI che puntualmente ha effettuato il governo di Chavez ha significato il deterioramento dei salari reali e della qualità della vita della maggioranza delle famiglie venezuelane. Diversi indicatori ricavati dalle statistiche ufficiali lo dimostrano con chiarezza. Chi voglia verificare questi dati può vedere un lavoro in proposito sul n.27 di "El Libertario", maggio 2002. Per quanto riguarda coloro che traggono vantaggio dai ricavati del petrolio, non vi è altro da dire che si tratta della ridotta élite dei molti militari e pochi civili che stanno intorno a Chavez, tanto vortaci che hanno spinto i competitori meno fortunati ad avventurarsi nella rischiosa via della cospirazione e del colpo di mano militare per aprirsi il passo verso un bottino tanto succulento.   Il "bolivarianismo" somiglia al peronismo (dare elemosine ai lavoratori affinché il padronato possa accumularte in pace)? La cosa terribile per la classe operaia venezuelana è che le elemosine non esistono o appena hanno del simbolico.Questo è stato forse uno dei segni più autentici della caratteristica inettitudine di questo governo, che è risultato totalmente incapace non solo di capovolgere, ma almeno di diminuire, l'impoverimento accelerato e l'esclusione socioeconomica che riguarda più dell'80% della popolazione. Nonostante il suo confronto politico con l'organizzazione padronale, il governo è stato, più che silenzioso, compiacente di fronte all'azione dei capitalisti contro i diritti formali dei lavoratori, che in questo paese vengono violentati fin nelle elementari conquiste. Per dati più precisi si veda l'articolo di "El Libertario" sopra menzionato.   Vi è stata repressione statale/padronale contro la classe operaia nella c.d. "era Chavez"? La peggiore repressione contro i lavoratori in questi anni sono stati il tremendo deterioramento delle loro condizioni di vita e la già riferita violazione dei loro diritti. In quanto alla persecuzione contro l'attività sindacale, essendo questa quasi sempre inesistente o sottomessa agli interessi del potere autoritario, non c'è stato il bisogno di ricorrervi per lo Stato ed i padroni, salvo in alcune eccezioni che confermano questo desolante quadro di oppressione ed inazione oggi dominante nel sindacalismo venezuelano.   Lo sciopero nel settore petrolifero l'ha fatta finita con i successi politici? In tutta la situazione che abbiamo descritto non deve meravigliare quel che è accaduto con il particolare sciopero petrolifero che ha accompagnato lo sciopero generale, dove gerenti e tecnocrati hanno funto da "leader sindacali", paralizzando raffinerie, chiudendo oleodotti ed organizzando manifestazioni di strada. In altre parole, uno sciopero condotto da "yuppies" che non ha nulla a che vedere con la lotta operaia, e molto con il complotto che ha preteso di sostituire un autoritario pseudo-sinistrorso con un autoritario semi-fascista.