Autoritarismo "sinistro" del XXI secolo: il "Comandante Hugo" [Alex // Da "Kronstadt" - Foglio anarchico e libertario del gruppo Kronstadt Toscano, gennaio 2008] "IL POPOLO NON SI SENTIRÀ MEGLIO SE IL BASTONE CHE LO PICCHIA PORTA IL NOME DI 'BASTONE DEL POPOLO'" MICHAIL BAKUNIN I conti del "comandante" che non tornano e le multinazionali predatrici Il caudillo di "sinistra" Hugo Chàvez ha fatto male i suoi conti, il referendum di modifica della costituzione venezuelana del dicembre scorso per mezzo del quale si sarebbe ampliato ulteriormente il potere burocratico/militare chavista sulle classi subalterne venezuelane è stato bocciato dalla popolazione. I No hanno prevalso - anche se di misura - sui favorevoli e a fronte comunque di una alta astensione, circa il 45% dell'elettorato, che è stata decisiva! La demagogia sparsa a piene mani dal "comandante in capo" Chàvez sulla cosiddetta "rivoluzione bolivariana"(1) "a favore dei poveri e degli sfruttati" e "per una società a misura d'uomo fondata sulla giustizia sociale", che ha irretito, ingannato e irreggimentato a partire dalla fine degli anni novanta ampi settori popolari venezuelani alla ricerca di una vita migliore, questa volta non ha funzionato! Con questo referendum si voleva consolidare e accentuare da parte del potere "bolivariano", la presenza del capitalismo trasnazionale in Venezuela attraverso la costituzionalizzazione di potenti joint venture statal-private nel settore petrolifero, minerario, del gas e dei servizi pubblici: las empresas mixtas! Va sottolineato che attraverso la strutturazione di una tale "economia mista" - di fatto già operativa grazie al Contrato Marco de las Empresas Mixtas approvato dall'Asamblea Nacional venezuelana filochavista nel 2006 - le imprese multinazionali possono incrementare i propri lauti profitti sotto totale copertura statale e la burocrazia "rossa" può accrescere la propria ricchezza e il proprio potere, distribuendo le briciole alle classi subalterne(quando va bene!). Per mezzo della figura giuridicoeconomica dell'"impresa mista", le imprese petrolifere transnazionali cambiano il loro ruolo di prestatori di servizi, diventando a tutti gli effetti proprietari del 40% o del 49% a seconda dei casi degli idrocarburi presenti nel sottosuolo venezuelano. A partire da qui la proprietad mixta stato/capitale internazionale si potrà allargare e diventare la base di tutti i rami economici in Venezuela. Dunque l'ex colonnello Chàvez - anche utilizzando assai demagogicamente un provvedimento sulla riduzione dell'orario di lavoro (da 8 a 6 ore), alcune forme di assistenzialismo per i diseredati (le misiones), nonché una estesa rete clientelare - cercava di far passare, mediante un plebiscito, una ridefinizione dell'assetto repubblicano in chiave ultra-autoritaria funzionale alle mire predatorie e sfruttatrici dell'emergente borghesia parastatale "bolivariana" e del capitale globale, comprese ovviamente le corporations a stelle e strisce - a discorsi e proclami retorici tanto odiate e condannate così come l'attuale amministrazione statunitense -, in primo luogo la Chevron, la quale anche di recente ha salutato positivamente e approvato l'azione governativa del comandante nazionalpopulista "Hugo"...(2). Naturalmente è importante sottolineare che lo svilupparsi e il rafforzarsi di intese politico-economiche in questi anni fra il governo chavista e due potenze mondiali come Cina e Russia - ma anche con una potenza regionale in ascesa in un'area strategica del mondo come l'Iran di Ahmadi-Nejad - stanno allarmando la super-potenza mondiale statunitense, preoccupata di vedere messa in discussione la propria predatrice egemonia imperialistica storica in America Latina e non solo, da parte di altri agguerriti e rapaci concorrenti del mercato capitalistico globale. Detto ciò... in ogni caso i rapporti politico-economici fra Stati Uniti e Stato venezuelano continuano ad essere strettissimi. La "Reforma" e l'astensione popolare Con la "Reforma" della costituzione del 1999, Chàvez e la sua cricca avrebbero accentuato la spinta al soffocamento della società civile, portando un ulteriore, massiccio attacco securitario alle condizioni di vita del proletariato venezuelano, già molto difficili. Attraverso la vittoria referendaria si voleva fissare anche per via costituzionale una crescente militarizzazione del corpo sociale per preservare e concentrare sempre più il potere nelle mani delle élites dominanti. E tutto ciò, mutatis mutandis, assumendo e rilanciando ideologicamente la parola d'ordine dell'imperialismo: "ovunque lotta al terrorismo!". La strumentazione pratica politicopoliziesca su cui poggiava la "Reforma" erano la Ley de Policìa Nacional e la Ley Contra el Terrorismo già emanate dall'esecutivo utilizzando la Ley Abilitante, attraverso la quale il presidente ha la facoltà di promulgare direttamente leggi tramite decreto. In queste leggi è stabilito che tutte le proteste o manifestazioni fuori dai canali statali sono considerate "Terrorismo", con incarceramento immediato senza alcun processo, poiché se un organo esecutivo o di giudizio, civile o militare dello Stato accusa di terrorismo un qualunque cittadino venezuelano, sarà quest'ultimo tenuto a dover dimostrare la sua innocenza! Dunque chi dissente in Venezuela - rispetto ai diktat del lìder maximo di Miraflores - va considerato come un "terrorista" e represso in nome "dell'ordine costituito"! Occorre sottolineare che le attuali politiche istituzionali autoritarie chaviste sono condannate in Venezuela anche da varie organizzazioni per la difesa dei diritti umani come il Comité de Familiares de Víctimas de los sucesos de febrero y marzo de 1989 (Cofavic), il Programa Venezolano de Educación-Acción en Derechos Humanos (Provea) e il Foro por la vida, coaliciòn de organizaciones de derechos humanos de Venezuela al Proyecto de Reforma Constitucional.(3) Attraverso le urne, nel quadro che prevedeva la costituzionalizzazione delle empresas mixtas di cui abbiamo detto, il tentativo del caudillio era inoltre quello di stabilire giuridicamente nella "massima carta" statale che: il cosiddetto "potere del popolo" (poder popular) risiede nell'apparato burocratico "bolivariano" e soprattutto nelle mani di un capo assoluto di stato e di governo, il controllo parlamentare sull'esecutivo è ridotto a minimi termini ed il presidente in carica potrà essere rieletto senza limite; è il "Presidentissimo" che decide quali organizzazioni popolari sono in linea con la "rivoluzione bolivariana" e quali no e le amministra dall'alto; il comandante in capo nomina personalmente gli amministratori pubblici regionali e locali e promuove i militari; Chàvez è a capo di tutte le forze armate, incluse le forze di sicurezza private, nonché delle pretoriane "milizie bolivariane" e l'esercito viene impiegato strutturalmente in azioni di "controinsurgenza" sul territorio per mantenere "l'ordine pubblico e la pace sociale"; il lìder maximo gestisce direttamente le riserve della Banca Centrale; direttamente Chàvez poteva pianificare lo "sviluppo economico" del paese in accordo con le imprese private nazionali e con le multinazionali e firmare trattati internazionali con gli altri governi per lo sfruttamento delle risorse economiche venezuelane; direttamente il novello demagogo latino-americano poteva creare aree militari ed economiche "speciali", in deroga alla normativa vigente. In materia di "lavoro e sicurezza" veniva introdotta una normativa che surrettiziamente apriva alla piena flessibilità - nei tempi e nei luoghi - del/la lavoratore/trice con una ulteriore spinta alla precarizzazione e al supersfruttamento, peraltro già molto alti e passava la sospensione dell'habeas corpus per tutti coloro che "cospirano" contro le istituzioni con la proclamazione a discrezione presidenziale dello "stato d'eccezione", che impedirebbe anche ogni libertà d'informazione...(4). Tali modifiche costituzionali sono palesemente super-autoritarie, un mix fra una sorta di dittatura populista con la messa a punto di uno Stato di Polizia e la piena subalternità al capitalismo globalizzato predatore! Ma il piano governativo questa volta non è passato... il guru della "rivoluzione socialista del XXI secolo" (sic!) non ha raccolto quel consenso di massa sul quale in maniera tracotante contava, ed è stato trombato - con tutta evidenza in maniera decisiva - anche da una consistente fetta della sua stessa base popolare filo-chavista, che è andata in buona misura ad ingrossare le fila dell'astensionismo, poiché questa probabilmente ha avvertito la deriva totalitaria presente nella manovra politica verticistica e liberticida del "salvatore della patria", cominciando a vederlo con occhi diversi... Tanti proletari venezuelani che si oppongono da tempo all'autoritarismo chavista si sono soprattutto astenuti - ma hanno anche votato NO - e questa volta anche molti di quelli che avevano appoggiato in varie occasioni Chàvez non si sono fatti convincere dalla martellante e pervasiva propaganda di regime - realizzata attraverso i canali radio-televisivi statali e altre reti televisive e radiofoniche nazionali legate al governo, sotto il controllo dalla ramificata burocrazia chavista, la quale controlla anche tutta una serie di giornali e di media locali - e non si sono fatti intimidire dagli apparati polizieschi a supporto dell'ex colonnello. Parecchia gente si sarà chiesta: che fine hanno fatto le promesse del "grande comandante" sulla democrazia partecipativa, sul coinvolgimento degli ultimi nella costruzione della "nuova società" venezuelana, sulla costruzione di un ordine sociale più giusto e libero... e questa volta non è stata al "gioco"! Di fatto gran parte delle classi subalterne del Venezuela, hanno rigettato l'inganno referendario predisposto del potere costituto, rifiutando una torsione ancora più autoritaria del capitalismo di stato edificato dal "sinistro Hugo" e dal suo movimento "bolivariano" - movimento trasformatosi poi in Partito Socialista Unito del Venezuela per volontà del leader – a partire dall'andata al potere nel 1998.(5) A tal proposito è da rilevare anche la forte mobilitazione che sta andando avanti da diverso tempo da parte del movimento studentesco venezuelano contro il governo Chàvez, movimento che si è battuto con decisione anche contro la "Reforma", vedendo in essa un dispotico attacco alla vita della persone. Si tratta di un movimento in gran parte proveniente dalle scuole e dalle università pubbliche, che nei mesi scorsi è stato represso dal potere con numerosi incarcerati. Esso - pur fra alcuni limiti e contraddizioni - ha sviluppato delle posizioni antiautoritarie e antimilitariste, nonché varie forme di assemblearismo orizzontale e di azione diretta.(6) Naturalmente Chàvez si è subito affrettato a definirlo - in perfetto stile vetero-stalinista - come "movimento dei figli di papà al soldo dell'imperialismo!" "Tanto fumo, poco arrosto" e... repressione statale! Durante il governo Chàvez il criminale buldozer repressivo ha continuato ad avanzare per chi dissente: soltanto nel corso del 2007 decine di manifestazioni popolari di protesta per i diritti sociali e civili sono state represse duramente dalla polizia e dalle bande armate chaviste nel sangue e con la galera per gli oppositori! Le libertà di riunione, di sciopero e di espressione per le classi subalterne sono sempre più negate o ridotte! Il continuo aumento della repressione statale dimostra il diffuso e montante malcontento sociale, con il crescere di una opposizione di classe al regime chavista! Nonostante gli strombazzati piani governativi assistenziali e redistributivi per i diseredati venezuelani, di fatto le condizioni di vita del proletariato venezuelano durante il governo "bolivariano" sono rimaste complessivamente assai dure ...Insomma chi è ricco - le minoranze al posto di comando, vecchie e nuove - resta tale, grazie alle enormi entrate derivanti dal petrolio di cui il Venezuela dispone in grande quantità e chi è povero resta povero, cioè milioni e milioni di persone! Il capitalismo di stato in salsa chavista - comunque subalterno alle misure del Fondo Monetario Internazionale al di là degli altisonanti proclami - in questi anni ha significato un forte deterioramento dei salari reali e della qualità della vita della maggioranza delle famiglie venezuelane.Diversi studi indipendenti, realizzati da università nazionali, evidenziano che nel 1998 il 20% più povero della popolazione assorbiva il 4,7% della ricchezza nazionale mentre nel 2007 la percentuale è scesa al 3,7%. Di contro, il 20% più ricco nel 1998 si spartiva il 50,2% della ricchezza, nel 2005 il 52,5%. Ma anche sulla base di statistiche ed informative governative recenti, dopo anni di governo, pur potendo contare sugli elevati prezzi del petrolio e sulle entrate fiscali più alte della storia del Venezuela, i risultati sociali del chavismo sono pessimi, essendo invece da sottolineare la comparsa di una nuova borghesia parassitaria delle elargizioni statali. Attualmente in Venezuela su 5 milioni di lavoratori il 46,5% della forza lavoro appartiene al settore informale dell'economia, il 43% dei lavoratori riceve una remanerazione inferiore al minimo per legge permesso - poco più di 200 dollari al mese -, 2 milioni e mezzo di persone non vivono in maniera decente, il 18% della popolazione soffre di denutrizione, la rete degli ospedali pubblici presenta carenze e limitazioni di ogni tipo, il 90% della popolazione indigena vive in condizioni di povertà, più di 400 persone muoiono violentemente ogni anno nelle carceri e 15 persone vengono assassinate in media ogni mese dai corpi repressivi dello Stato. Per le classi subalterne venezuelane dunque "tanto fumo e poco arrosto": il governo chavista non solo non ha invertito, ma nemmeno diminuito in maniera significativa, l'impoverimento accelerato e l'esclusione socioeconomica che riguarda a tutt'oggi la stragrande maggioranza della popolazione. Al di là della costante retorica "anti-padronale" - con sermoni interminabili alla Fidel Castro, suo grande mentore - il governante Chavez è stato, più che silenzioso, compiacente di fronte all'azione dei capitalisti contro i diritti dei lavoratori, che in questo paese vengono negati dalle classi dominanti, spesso manu militari, fin nelle elementari conquiste. (7) Le due gangs e un necessario contropotere dal basso Ampi settori delle classi subalterne in Venezuela hanno creduto in questi anni nel lìder maximo Chàvez, ai suoi roboanti annunci su "una nuova era socialista" e alle sue plateali quanto sterili arringhe "anti-yankees", mentre i rapporti industriali e commerciali fra l'attuale governo venezuelano e quello Usa sono comunque in realtà più che mai saldi e redditizi per chi comanda...alla faccia "dell'antimperialismo"!(8) Adesso questa fede cieca - che scaturisce da un buco nero di alienazione, conformismo e abitudine a delegare - comincia a vacillare, si comincia a mettere in discussione il potere, di qualunque colore esso sia anche da parte di questi settori E a proposito di potere, occorre sottolineare che ad opporsi al chavismo per ragioni di bottega - cioè per interessi di casta - c'è una filopadronale socialdemocrazia (Copei), alcune aree politico-burocratiche ex chaviste alla ricerca "di un posto al sole" migliore e soprattutto la tradizionale destra borghese, democristiana e affarista venezuelana (Azione Democratica), che fa capo alla Federcàmaras (cioè l'unione degli industriali venezuelana). Questo schieramento si è opposto - allestendo una campagna confindustriale per il NO - ad alcuni punti della "Reforma", quelli che a suo discapito accrescono il potere burocratico/partitico del caudillio e dell'apparato chavista, ma comunque ne approva l'essenza filo-capitalistica: la costituzionalizzazione delle empresas mixtas con annessi e connessi! L'"opposizione" padronale s'è vista togliere dalla nuova burocrazia chavista in ascesa, consistenti fette di potere politico e si è sentita messa in disparte rispetto alla gestione del banchetto statalapitalistico e le ha tentate di tutte per ritornare al posto di comando: vedi il tentativo di golpe nel 2002, sostenuto da alcuni settori dell'esercito e con l'utilizzo propagandistico dei media privati. Quel golpe - si noti: un ex golpista al potere (il tenente colonnello Chàvez nel 1992 tentò un colpo di stato) colpito da un golpe! - da parte della destra politica e imprenditoriale, che ebbe a sostegno anche un largo, eterogeneo e confuso retroterra popolare interclassista che manifestò in piazza, fu rintuzzato dall'apparato "bolivariano" con il supporto determinante della gran parte dell'esercito e anche con il sostegno di settori popolari fedeli al chavismo e così il "condottiero" alla fine rimontò in sella, ma quella vicenda convulsa lasciò sul campo anche numerosi morti e feriti fra i sostenitori delle due fazioni e una situazione sociale assai cupa e drammatica nel paese.(9) Da sottolineare poi - a conferma dei giochi di potere intercorsi dietro le quinte anche in quella vicenda - che nessun militare fu processato per aver preso parte ai fatti. Occorre sottolineare che le classi subalterne venezuelane si sono trovate e si trovano schiacciate fra due blocchi, due gangs in concorrenza per il potere, per lo sfruttamento di classe e l'oppressione statale, ambedue - seppur ciascuna con le proprie peculiarità - in sintonia e al servizio degli interessi delle multinazionali del globo. Ora pare che le due bande, dopo il voto referendario, abbiano cominciato a intessere un dialogo per una possibile riconciliazione nazionale e una "mapa comùn".(10) Dunque la cosa fondamentale è che il populismo chavista con la sua natura autoritaria e antiproletaria, funzionale agli interressi delle barbare multinazionali, venga sempre più smascherato e combattuto da un'ampia lotta sociale autorganizzata, per cominciare a migliorare le proprie condizioni di vita in Venezuela da parte delle classi subalterne contro tutti i poteri costituiti, contro la vecchia e la nuova borghesia, contro lo Stato e il Capitale, i due pilastri del dominio e in prospettiva per realizzare da parte dei dominati, attraverso una radicale trasformazione sociale, il proprio contro-potere dal basso in maniera coordinata e orizzontale e per sviluppare un'autogestione diffusa! E a questo proposito occorre sottolineare che le chaviste strutture "cooperativistiche e cogestionarie" e i "consigli dei lavoratori bolivariani" che dovrebbero basarsi "su un protagonismo e un controllo diretti sulla produzione e il consumo da parte della classe operaia", non sono altro che i terminali dello stato, uno stato controllato dall'apparato chavista, secondo una struttura gerarchica in cui le attività sociali nei vari settori vengono eterodirette da chi muove le leve "dell'azienda-paese". I rapporti (anti)sociali di produzione continuano ad essere quelli capitalistici però ammantati da una fasulla e indecente liturgia "socialista".(11) I libertari venezuelani Dal canto suo il movimento anarchico venezuelano sta lottando contro il caudillio di Caracas fin dall'esordio di Chàvez come governante e anche da prima, cioè fin dai tempi del tentato golpe del 1992. I libertari venezuelani hanno condotto in occasione del referendum costituzionale di dicembre una significativa campagna astensionista per l'autorganizzazione sociale contro tutte le classi dominanti. In particolare il periodico libertario venezuelano "El Libertario" ha svolto in questi anni una preziosa opera di controinformazione rispetto al chavismo, denunciando l'oppressione e le mistificazioni del regime a prezzo di notevoli rischi... Per la recente lotta contro la "riforma" costituzionale chavista ha utilizzato questo efficace slogan: "Las reformas te quitan lo que las luchas te dan!" (Le riforme ti tolgono quello che le lotte ti danno!). ... Lo stesso dicasi per la Cruz Negra Anarquista Venezuelana y los Andes, impegnata nella lotta contro le prigioni di stato, che fa parte di un coordinamento chiamato degli Insurgentes, il quale raccoglie vari gruppi libertari e organizzazioni della sinistra autonoma. Ecco quanto affermato in un recente comunicato dai/dalle compagn* anarchic* venezuelan* della CNA in merito alle "promesse" del "Presidentissimo" sulla "riforma" del regime carcerario contenute nella costituzione chavista del 1999 e rispetto al recente referendum sulla "Reforma" costituzionale: "...Fin dal 2000, quando entrò in vigore la carta magna, il reo fu riconosciuto come soggetto di diritto da rispettare, gli si concesse di lavorare, la riabilitazione, il diritto alla salute, sindacalizzazione, educazione e un "processo giusto". Ma 7 anni di pratica c'hanno lasciato solamente un aumento considerevole dei morti e affollamento nelle carceri. Il 60% di popolazione reclusa è senza un processo giudiziale, le poche fabbriche che lavorano in prigione pagano salari da fame al reo, la riabilitazione è stata ridotta solamente ad un gruppo di persone che commettono delitti lievi e soprattutto non c'è salute, né igiene, né programmi d'educazione dentro i centri di reclusione. Se questo è il risultato della migliore costituzione del mondo, non vogliamo immaginare la dantesca eredità che lascerà la "migliore riforma costituzionale del mondo. Non aspiriamo né vogliamo nulla da questo governo, né da un nessun altro. Siamo anarchici ed insurrezionalisti, che questo sia chiaro. Sotanto l'autonomia, l'autogoverno e lo smantellamento delle relazioni di potere ci renderanno liberi. Questa riforma costituzionale cerca soltanto di mantenere questo contratto sociale contro il quale insorgiamo e dal quale siamo stati proscritti. Di fronte a tanta 'leguleyería', ci resta solo l'azione diretta... "(12) Il "sinistro" di Caracas e la sinistra filo-caudillista italiana C'è poi da dire che le affinità e le similitudini politico-ideologiche e financo "estetiche" fra il "comandante Castro" e il "comandante Chàvez" hanno prodotto da tempo nell'arcipelago tardo-bolscevico italiano un grande afflato di simpatia e concordanza nonché un deciso sostegno politico nei confronti del "Presidentissimo" venezuelano e della sua "Revolucion del ventunesimo secolo". Dai governativi di Rifondazione a quelli del Partito dei Comunisti Italiani, passando per varie associazioni, collettivi, centri sociali, giornali e riviste dell'area antagonista e antiliberista, per tutti costoro - in vario modo - Chàvez è il nuovo campione "dell'antimperialismo di sinistra"! Nel caudillio nazionalista e populista venezuelano si è scoperto un novello Fidèl - per alcuni anche un po' più "democratico" (che diamine... ha vinto più volte "regolari elezioni" statali...)-, un nuovo "eroico" capo-guerrigliero in divisa votato alla causa "della rivoluzione e del socialismo" nella versione "patria o muerte"! Le posizioni di questa sinistra "radicale" si commentano da sole: finita la tragedia comincia la farsa... se le cose non fossero tremendamente serie! Si parteggia a spada tratta per un dispotico capo di stato - dipingendolo come "un innovativo rivoluzionario socialista" - che tesse lodi "al pensiero e all'opera" di dittatori come Mao, Khomeini, Castro e Ahmadi-Nejad! Si celebrano le gesta di un militare-burocrate oppressore e megalomane funzionale agli interessi delle oligarchie economiche mondiali, in nome di un fantomatico quanto retrivo "antimperialismo" che è contrario ad ogni idea di internazionalismo, libertà e uguaglianza rivoluzionari! In questi settori marxisti nostrani si vede nel chavismo una "inedita via al socialismo"(sic!)... Eh sì... un "socialismo per il nuovo secolo in marcia" che passa attraverso la caserma statale, che poi non è nient'altro che il rovescio della medaglia della globalizzazione capitalistica! Tutta roba purtroppo già vista... Ma di quale "rivoluzione in corso" si straparla rispetto al Venezuela!? Parliamo invece dell'edificazione di un capitalismo di stato e del populismo di un demagogo "sinistro" ultra-autoritario che comprime e reprime, attraverso una crescente militarizzazione e burocratizzazione, il possibile dispiegarsi di un autentico processo di trasformazione sociale, realmente autodiretto dagli sfruttati e oppressi venezuelani! Macchè... lo sconforto per la recente sconfitta referendaria subita dal "comandante" è grande fra i filochavisti d'Italia, "la rivoluzione è in pericolo"!!?? Per essi se il lider maxìmo venezuelano perde colpi la responsabilità sarebbe "della burocrazia che tradisce dall'interno", mentre Chàvez - che è il re dei burocrati - sarebbe "l'incorruttibile e sincero leader rivoluzionario che ha un profondo feeling con le masse", l'importante quindi è "andare avanti con più decisione" sulla strada della 'Reforma' bocciata, "rilanciando quella linea politica in maniera più forte"!!!??? Che dire... l'autoritarismo è duro a morire nell'ideologia del "comunismo" italiano...(13) Concludendo... va sottolineato che il chavismo riscuote - e non a caso - diverse simpatie anche nelle fetide aree dell'estrema destra in Italia (si vedano - boia dè! - le riviste Eurasia e Area). Del chavismo questi settori politici reazionari e neofascisti apprezzano: "il populismo neoperonista; il discorso sulle Forze Armate come strumento di promozione sociale; la capacità di mobilitare il popolo attraverso la figura del capo carismatico; il corporativismo sociale; l'antiamericanismo nazionalitario; la centralità della sovranità statuale e il culto della tradizione e della patria..." Anche su questo gli aficionados del capo "bolivariano" della sinistra italiana farebbero bene a riflettere a fondo... (1) Il nazionalista ottocentesco Simòn Bolìvar è il "padre della patria" a cui ispirarsi, il "condottiero salvifico" da emulare, è il simbolo del "culto della tradizione", ad uso e consumo del potere chavista. (2) "...L'8 novembre scorso (...) si è pubblicato in molti mezzi di comunicazione del paese delle dichiarazioni di Alí Moshiri per quanto riguarda gli interessi che rappresenta nel cosiddetto "socialismo del secolo XXI": 'Le nostre attività in Venezuela si muovono estremamente bene (...) siamo venuti qui con l'intenzione di lavorare." (...) Moshiri è, da molti anni, presidente della Divisione d'Esplorazione e Produzione della Chevron per l'America Latina. Ci sono evidenti dimostrazioni del livello d'amicizia raggiunto da questo funzionario con il governo di Miraflores, come quei pareri che, a piena pagina, ricordavano che in mezzo a quello che è stato chiamato il 'paro petroliero', la sintonia e la fedeltà della società originaria di Houston erano dal lato della "rivoluzione". (da El Libertario periodico venezuelano, art. di R. Uzcategùi: Chevron y el "socialismo bolivariano": Creencias a prueba de la realidad sito: http://www.nodo50.org/ellibertario/reforma.html). Sulle "imprese miste" sempre da El Libertario si veda anche: H. Recarli, Las razones de la reforma constitucional e l'art. degli Insurgentes frente a la reforma constitucional. Il governo venezuelano ha stretti rapporti economici con varie multinazionali: Chevron, Gazpron, China Petroleum, Repsol, BP, Lukoil, Mitsubishi, etc. (3) Si veda il sito de El Libertario, cit., in particolare Insurgentes frente..., cit. e la sezione: Derechos Humanos. (4) Si veda da El Libertario, cit., P. Hernández Parra, La reforma por dentro... ed Escuela de Formaciòn Obrera, Reforma constitucional y los derechos laborales. (5) Il fattore che sicuramente preoccupa di più il lìder maximo Chàvez è la sconfitta della "Reforma" anche in diverse zone popolari ed in alcuni barrios che fino ad oggi hanno rappresentato le sue roccaforti elettorali. A tal proposito è interessante osservare l'andamento del voto all'interno del Distrito Capital. A Caracas solo 10 circoscrizioni su 33 hanno assicurato il proprio appoggio alla "riforma", meno della metà di quanto avvenuto alle presidenziali del 2006. Nel popoloso municipio Libertador, bastione del chavismo per 12 elezioni, il NO ha vinto con il 52,4%. Al suo interno, nella circoscrizione del 23 de Enero, il barrio dalla maggiore concentrazione di "lavoro cooperativo" in salsa chavista della capitale, vero zoccolo duro della "rivoluzione bolivariana" e circoscrizione elettorale del presidente, il SÌ è arrivato a malapena al 60%. Nel municipio di Sucre, tradizionalmente in bilico fra pro e contro il chavismo, il rifiuto della "riforma" ha raggiunto il 62%. Le zone più popolari del municipio, che fino ad ora avevano propeso per il sostegno a Chàvez, hanno preso la direzione opposta: nel barrio di Petare, uno dei più estesi e popolati dell'America Latina, il NO ha vinto con 22 punti di vantaggio, mentre alle ultime presidenziali Chàvez aveva ottenuto il 53,6%. Il fatto che ampi settori popolari filo-chavisti non convinti della bontà della "riforma" si siano astenuti rappresenta il fatto nuovo del referendum del 2 dicembre, con un Chàvez spiazzato e in certa misura indebolito. Questa volta la consultazione non si è trasformata in un plebiscito sul "comandante". La "lealtà totale da parte del popolo al suo condottiero", indicata a pochi giorni dal voto fra "le prime virtù del rivoluzionario" da parte dello stesso caudillio, non c'è stata, ed è la prima volta in 8 anni: questa novità consente forse di marcare un prima e un dopo nel potere dell'ex paracadutista ed ex golpista e del populismo chavista. (dati ripresi dalla rivista Limes online, speciale Venezuela del 13 dicembre 2007, sito: http://limes.espresso.repubblica.it/category/limes/) (6) Si veda sul movimento studentesco Venezuelano l'analisi della Croce Nera Anarchica del Venezuela: http://www.cna.insurgentes.org.ve/Articulos/cnarticulosweb/Jugando_con_fuego.doc (7) Soltanto "nel primo trimestre del 2007, 23 manifestazioni popolari sono state represse dal governo venezuelano e 99 attivisti sono stati incarcerati. Questi dati evidenziano sia il crescente malcontento sia la criminalizzazione delle rivendicazioni sociali nel paese latino americano, realtà occultate dalla propaganda e dalla mistificazione di un regime che si vanta di essere l'avanguardia del 'socialismo del XXI secolo', godendo del sostegno di diversi gruppi e personalità legate alla sinistra autoritaria del mondo intero." (dal Manifesto Solidale con gli anarchici ed i movimenti sociali del Venezuela dell'IFA, Internazionale delle Federazioni Anarchiche, sito: http://www.iaf-ifa.org/index.html). Sulla situazione sociale in Venezuela si vedano i dati riportati dalla rivista Limes n.2, 2007 nell'art. di J. Guerra, Capitalismo in salsa socialista, i dati riportati da il Manifesto Solidale..., cit. e vari numeri - in particolare il n. 27 - del periodico venezuelano El Libertario, cit. Anche alcuni fra i supporters più sfegatati del chavismo sono costretti ad ammettere che in Venezuela in questi anni i risultati ottenuti rispetto al miglioramento complessivo delle condizioni di vita della popolazione sono stati piuttosto al di sotto delle aspettative, si veda il sito: Giù le mani dal Venezuela, di Falce e Martello tendenza marxista del Prc, http://www.giulemanidalvenezuela.net/ (8) Gli Usa continuano ad essere i principali importatori del petrolio venezuelano con intese tecnoaffaristiche blindate. Su questo si vedano le analisi de El libertario, cit. e anche alcune analisi della rivista Limes n.2, 2007, cit. La stessa recente istituzione - tutta capitalista ovviamente - del Banco del Sur, i cui soci fondatori sono, oltre il Venezuela, Argentina, Brasile, Bolivia, Ecuador, Paraguay e Uruguay, presentato da Chavez come "l'alternativa" alla Banca Mondiale e all'FMI controllate dagli Usa, è stata salutato positivamente dalla stessa Pamela Cox, vicepresidente per l'America Latina della Banca Mondiale, la quale vede "la nuova istituzione come complementare e non concorrenziale a quella per cui lavora". (si veda da Limes online, cit.: N. Locatelli, Bretton Woods addio, nasce il Banco del Sur) (9) Si veda a questo proposito: "Anarchici venezuelani e non, di fronte al chavismo", http://www.fdca.it/venezuela.htm (10) Vedi Limes online, speciale Venezuela..., cit. (11) Sulle mistificazioni del potere rispetto alle cosiddette "esperienze cogestionarie" in Venezuela si veda in particolare il n.51 de El Libertario, cit. (12) Dal sito de El Libertario, cit., Eternos Proscritos. La CNA de Venezuela frente la nueva reforma constitucional. (13) Si veda per esempio il sito di Falce e Martello, Giù le mani dal Venezuela, cit.