è importante diffondere quello che noi abbiamo visto. sto mandando la mia testimonianza in giro, fate chiarezza ce n'è bisogno. io ora ho paura.
grazie, veronica scardigli
scrivo perchè non si
dimentichi.
non è possibile dimenticare quello che si è
visto.
non è possibile dimenticare quello che si è
udito.
non è possibile dimenticare quello che si è
sentito
non è possibile dimenticare l’emozione prima. la
paura poi.
non è possibile dimenticare la
rabbia.
non è possibile dimenticare la
delusione.
non è possibile dimenticare la
violenza.
non è possibile dimenticare
l’ingiustizia.
la mia vuole essere una testimonianza di quanto
accaduto a genova nella giornata del 21 luglio 2001 nel contesto del corte
organizzato dal global social forum.
ore 13 troviamo la nostra collocazione nel corteo.
rifondazione comunista di la spezia. dietro abbiamo la federazione di reggio
emilia, poi c’è l’arci, i verdi, i cobas etc.
è emozionante vedere tutta quella gente quelle
bandiere, quell’esplosione di colori, l’atmosfera è densa intensa, si respira
anche tensione. non c’è gioia ne euforia, c’è contenuta soddisfazione nel
rendersi conto che in tanti hanno scelto di non andare al mare per venire a
Genova, per dare un segnale, una testimonianza una
traccia.
Accanto a me 3 ragazze di 23 anni anche loro come me
alla 1° manifestazione, e poi carla, rita, vanna, le compagne, ed i
compagni.
Una moltitudine fatta di uomini, donne, giovani e
vecchi. Si ci sono anche i vecchi. Ci sono tutti nel corteo. Tutti non le mani
nude in alto senza bastoni ne pietre.
Ore 15 viale italia caldo spezzato da qualche folata
di vento ogni tanto. I genovesi che non hanno seguito l’esodo di massa ci
dimostrano solidarietà dandoci l’acqua per rinfrescarci e per dissetarci.
Dopo le scene fatte vedere in tv è difficile
immaginare che il corteo fosse anche questo. Ma questo piscione colorato in una
contenuta festosità fatto di tante anime che si distinguono nella moltitudine
ordinata, si snoda per molti Km. Da nervi lungo viale italia. Poi all’orizzonte
si comincia a vedere il fumo bianco tutti capiamo che si tratta dei lacrimogeni.
E’ piazza kennedy. Ci sono gli scontri. Io mostro segni di preoccupazione.
Quelle cose le avevo viste solo in tv. E’ la 1° volta che partecipo ad una
manifestazione così intensa, e come me anche le altre ragazze, ma chi ha più
esperienza di noi ci racconta che così grandi con così tanta gene non ne aveva
mai viste, neanche negli anni 70. poco per volta la parte del corteo in cui ci
troviamo si avvicina a luogo in cui c’è il fumo bianco che rimane però sempre
distante da noi. Ci avviciniamo alla curva di via torino. Walter che il giorno prima aveva subito
le cariche della polizia mi dice di mettermi il foulard davanti alla bocca,
carla mi da un pezzo di limone che divido con le altre ragazze, ci insegna a
tenerlo in bocca per sentire di meno il bruciore nella gola. Io ho paura. Tutte
abbiamo paura. Ma penso non possiamo fermarci, dobbiamo andare avanti.non è
giusto quello che è accaduto e poi il fumo è lontano e noi siamo tutti tranquilli e soprattutto tra
noi non ci sono i neri e nessuno fa casi.ma mentre penso questo arriva qualcosa
un rumore sordo e pio del fum o che non ti fa vedere niente, ci spostiamo.
Walter mi dice di non respirare. Resto in apnea quanto posso poi non ce la
faccio più per un momento devo anche chiudere gli occhi poi un braccio mi prende
e mi tira fuori da quella bolgia di corpi contorti che cercano riparo, serena e
l’altra amica si attaccano a me e così un’altra compagna. E lui che in un
secondo ci ha tutte portato fuori di li. Ci porta lontano, ripercorre a ritroso
tra gli altri manifestanti che erano dietro di noi il percorso appena fatto.
Tutti dicono piano piano, ci scontriamo, nello stesso posto deve starci il
doppio della gente. Rischiamo di massacrarci l’uno contro l’altro ma la polizia
continua a tirare i lacrimogeni. Mi brucia la gola e gli occhi, tengo stretta la
mano di walter e serena la mia per non perderci. Non c’è il tempo di pensare a
niente, solo a non perderci e ad allontanarci. Anche gli atri manifestanti che
stavano dietro a noi capiscono cosa sta succedendo e cambiano marcia anche loro.
Torniamo tutti indietro con l’interrogativo che non sia un’imboscata. Del resto
non sappiamo cosa sta accadendo nella coda finale del corteo. E pi ci accorgiamo
che abbiamo perso l’altra piccola del gruppo. È difficile comprendere che chi
normalmente dovrebbe difenderti dai pericoli in quel momento è il nemico dal
quale ti devi difendere, dal quale devi scappare. È difficile dare una
motivazione al lancio dei fumogeni della polizia a te che stai camminando
tranquillamente e vedi che accanto a te non ci sono i black block, non c’è gente
che fa casino ma solo i compagni. Tra questi un uomo di 70 e forse più anni ed
una ragazza di 23 dal viso pulito di cui non hai notizie sino alla sera quando
ti ritrovi al pullman, dopo che per tutto il giorno speri che sia andata bene
anche a loro, che la polizia non li abbia caricati. Sento in quel momento che la
persona che mi ha trascinato via mi ha salvato la vita. Del resto lui più
scantato di me aveva visto il cordone della polizia stava fisicamente entrando
nel corteo per spezzarlo in 2 dei tre famosi pezzi, e che soto la pioggia di
lacrimogeni stava iniziando a caricare. Chi può ora darmi non dico una
spiegazione logica e razionale, solo accettabile a giustificare quanto accaduto.
Chi può farmi avere fiducia nelle forze dell’ordine, quando loro mi hanno fatto
paura. Chi può spiegarmi perché un uomo quando indossa quella divisa inizia a
distribuire violenza gratuita. Questa sera (domenica) ho cercato di spiegare
questo a mia madre che mi ha guardato attonita. Capisco che per chi non l’ha
vissuta non può rendersi conto di questo, e pensa che la polizia faccia il suo
dovere contro i teppisti. Ma io non sono una teppista non sono una tuta nera,
sto solo esercitando un mio diritto riconosciutomi dalla costituzione. Il resto
della giornata prosegue nello stesso modo, il grande biscione è stato
inghiottito da se stesso, fagocitato, con un po’ di sforzi si cerca di
ricompattare i gruppi per non essere soli in mezzo al caos.ogni tanto
l’elicottero si avvicina, a bassa quota su se stesso, ed in un attimo ti ritrovi
ancora a dover correre per scappare senza sapere da dove vengano, senza pensare
che potrebbero anche arrivarti in testa e soprattutto senza capire il perché. È
la prima volta che ho così paura, ti da forza solo il vedere che si è in tanti
gente come te.
Alle 8 troviamo gli altri. La piccola e carla erano
state insieme. Carla oltre al limone ci dava coraggio, ma ora la guardo e anche
nei suoi occhi leggo la paura che non ammette. Si sono rifugiate in un portone
dove hanno trovato la solidarietà di una famiglia che gli ha dato dell’acqua e
del limone, gli ha fatto coraggio e gli ha dimostrato solidarietà sino a quando
non è entrata la polizia con i manganelli in pugno. Si non mesi ai 2 lati delle
scale e le hanno fatte scendere facendole passare sotto i loro manganelli, a
sara hanno tolto il foulard che come me si era messa per ripararsi dal
lacrimogeni, dicendole che non di può tenerlo, a carla hanno strappato la
pettorina gialla che come gruppo ci permetteva di riconoscerci e di non
perderci. E poi hanno detto “siete tutti dei bastardi, se è morto quel ragazzo è
solo vostra la colpa”.
Vorrei che qualcuno mi spiegasse. Io non capisco. Mi
viene in mente la guerra di piero di de andrè e mi chiedo come un uomo possa
fare male fisico, psichico ed un altro che potrebbe essere, un suo amico, un suo
cugino, un suo fratello.
Ho paura ma voglio combattere l’ingiustizia che ho
visto con i miei occhi, le regole non di un paese democratico, ma di un regime
fascista.